Oggi il ministro degli Esteri è intervenuto in Parlamento nell’ambito dell’informativa urgente sulla crisi in Ucraina.

Mi sono espressa così:

“C’è un principio, quello dell’integrità territoriale, che risuona forte in riferimento all’Ucraina, un Paese che in queste ore sta pagando lo scotto della sua posizione geopolitica, essendo precisamente collocato alla frontiera – anche se vogliamo ideale – di due visioni di mondo molto diverse tra di loro. Di integrità territoriale si è parlato soprattutto in Europa, decisa nel condannare l’ultima azione della Russia, più timida – fino a poche ore fa – sia sugli obiettivi degli interventi che sugli strumenti da utilizzare.

Era il 20 gennaio quando pubblicamente affermavo che l’allora situazione di stallo, a seguito dell’allargamento del fronte delle esercitazioni militare russe ai confini europei in territorio bielorusso, avrebbe offerto lo spazio necessario all’Europa per prendere preventivamente una posizione unanime, parlando finalmente con una sola voce. Un mese è trascorso per arrivare in Europa all’unanimità degli Stati membri sulla risposta all’esercizio della forza promosso dalla Russia.

Eppure ben prima, le forti tensioni in Ucraina avrebbero potuto già beneficiare in maniera maggiormente incisiva della rete internazionale intessuta dall’Europa. Credo ancora fortemente che solo attraverso l’univocità, e quindi tramite la costruzione di un reale e concreto multilateralismo, l’Europa possa essere non solo una testa d’ariete contro il sopruso ma anche un forte alleato della diplomazia parlamentare e tra governi.

Del resto, non credo sia azzardato affermare che, anche sulla risoluzione della crisi in Ucraina, si possa giocare il futuro dell’Unione europea e il traguardo di una politica estera e di difesa comune.

Sono infine contenta di sapere che come Paese stiamo vagliando la possibilità di aiutare finanziariamente il popolo ucraino e che inoltre l’Italia è impegnata per l’organizzazione di una seduta del Consiglio Affari Esteri dell’Ue a Kiev. È anche importante il mantenimento dell’ambasciata italiana sul territorio, perché, come già sottolineato, essa è simbolo di quel dialogo e della diplomazia come unica via, utile a ritrovare l’equilibrio tra tutte le parti coinvolte e a mantenere la necessaria pace e stabilità.

Perché sappiamo bene che gli unici a trarre beneficio da una crisi potrebbero essere Paesi che non condividono il nostro stesso orizzonte di valori, e infine perché non ci si ritrovi domani – come preconizzato da un testo di Fukuyama – di fronte alla fine della storia”.