Non è una cosa di poco conto la presenza dei tre leader europei, Draghi, Macron e Scholz a Kiev.
La loro visita impressiona a livello politico perché è simbolica della forza e dell’unione dell’Europa davanti all’ingiustizia di questa guerra.
Ed è un segnale anche per rivitalizzare il dibattito interno sul ruolo dell’Italia all’estero, perché credo sia abbastanza chiaro che anche grazie al presidente del Consiglio Mario Draghi stiamo uscendo dalle retrovie della politica estera.
Lo hanno evidenziato anche alcuni media nazionali e internazionali, la rilevanza europea dell’Italia sta ridisegnando gli equilibri che prima vedevano solo Germania e Francia in prima fila.
Lo sforzo che l’Europa sta compiendo poi, seppure con i suoi tempi date le periodiche frizioni di alcuni Stati membri, sta probabilmente spianando la strada per l’acquisizione di una maturità politica comune. Per questo sarà importante d’ora in avanti seguire il dibattito che già da settimane ruota intorno alla proposta francese della comunità politica europea, i cui obiettivi sono stati fissati su carta nelle scorse ore.
In un clima di attesa per la revisione dei Trattati che sono alla base dell’Ue, il percorso della comunità politica europea – promosso dal presidente francese Macron e rilanciato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel – sembrerebbe essere nato dalla necessità di superare la farraginosa politica di allargamento dell’Ue, che ancora adesso, dopo anni di attesa, mantiene dietro la porta alcuni Paesi dell’area balcanica. La comunità politica europea, che attenzione non bisogna immaginare come un’alternativa all’adesione all’Unione europea e di certo non si propone di sostituire il processo di allargamento, costituisce ad oggi una speranza per l’Ucraina, ma anche per altri Stati vicini all’ottenimento dello status di candidato, come la Georgia o la Moldavia. Nella visione messa nero su bianco in vista del vertice europeo previsto per la fine di questo mese, la comunità politica europea, aperta a tutti gli stati europei che desiderano contribuire alla sicurezza, stabilità e prosperità del continente, dovrebbe essere interpretata come un forum per il coordinamento, il processo decisionale e i progetti di cooperazione, con l’obiettivo di poter rispondere efficacemente e con tempi consoni alle sfide e alle emergenze attuali, quali le questioni di politica estera e di sicurezza, il cambiamento climatico, la fornitura di energia e altre materie prime, la sicurezza alimentare, la migrazione, ecc.
Per ora è poco più di una idea, ma in visione credo che sia un’ottima occasione per aprire nuovi spazi di discussione nel rispetto dei valori fondanti l’Unione.
E dato che i temi che sono stati menzionati come fulcro di interesse in questo nuovo progetto non riguardano solo l’Europa ma in prospettiva tutti i Paesi che con le loro politiche influiscono nel Continente, il forum potrebbe essere anche un’opportunità per alleggerire il peso della burocrazia europea di cui molto spesso soffrono gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo.
In sintesi l’Italia, la cui posizione su questa nuova proposta francese non ha ancora preso piede nel dibattito nazionale, potrebbe ampliare l’ambito di azione della comunità politica europea come luogo adatto a rilanciare un dialogo condiviso e aperto con gli amici della sponda del nord Africa.