Gli Usa si schiererebbero al fianco di Taiwan in caso di attacco da parte della Cina. Le ultime dichiarazioni del presidente americano, Joe Biden, hanno prepotentemente riacceso i riflettori su un dossier lungo decenni. La risposta della Cina non ha tardato ad arrivare, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, ha espresso per conto del suo Paese una forte insoddisfazione per le dichiarazioni rilasciate dal leader americano, ricordando come Taiwan sia una parte inalienabile del suo territorio.

Le affermazioni di Biden sulla posizione che l’America avrebbe nella disputa tra Taiwan e Cina non rappresentano una novità, anche lo scorso anno il presidente americano aveva già apertamente detto da che parte sarebbero stati nel caso la tensione fra i due Paesi a Oriente fosse salita. Del resto gli Stati Uniti sono un osservatore altamente interessato all’evolversi delle relazioni tra Cina e Taiwan, già ritornate nevralgiche nell’analisi dei vari posizionamenti geopolitici da quando è scoppiata la guerra in Ucraina.
Ufficialmente Washington non ha rapporti con Taipei, ad esempio l’isola – nonostante la sua leadership nel campo dei microchip – non è tra gli invitati dell’inaugurazione del Indo-Pacific Economic Framework, il piano che da una parte mira a rafforzare i rapporti commerciali statunitensi in quell’area, e dall’altra vuole contenere la Cina. A fronte della consapevolezza americana che Taiwan rappresenta per la Repubblica popolare cinese un fattore per misurare i suoi rapporti con gli USA, molto probabilmente – proprio come rilevano alcune analisi giornalistiche nazionali e d’oltreoceano – l’amministrazione Biden non ha alcuna intenzione di alimentare la tensione e vuole attirare l’attenzione di Paesi del Sud-Est asiatico che gravitano intorno alla Cina, che insomma con Pechino hanno stretti legami. Nonostante questa posizione ufficiale, gli USA in realtà sostengono Taiwan sotto vari aspetti.

Da tempo ormai l’America ha spostato la sua attenzione verso l’Indo-Pacifico, allentando la presa sul Medio Oriente e facendo calare l’attenzione sul Mediterraneo. L’Indo-Pacifico è infatti una delle aree più delicate nell’ambito della politica internazionale e, alla luce di quello che è accaduto in Ucraina per mano russa, non possiamo escludere che intorno all’isola di Taiwan si potrebbe giocare a breve una battaglia politica e militare fra il blocco occidentale e la Cina.

Una Cina, sí potenza globale, ma non esente da numerose difficoltà interne, quali la dimensione demografica, il debito pubblico e le questioni che attengono alla libertà dei cittadini e ai diritti.
Non bisogna dimenticare infatti che storicamente è già capitato che i regimi proprio per superare le loro difficoltà interne, abbiano cercato di dirottare all’esterno l’attenzione dei cittadini, facendo leva su sentimenti legati al nazionalismo.

La mia visita all’ambasciata italiana di Taipei.