Sulle missioni internazionali è arrivato l’ok della Camera dei Deputati ma le criticità non sono superate. Servirebbe più autorevolezza da parte dell’Italia. 

Sebbene abbia votato a favore delle missioni internazionali ho voluto lanciare un segnale presentando una risoluzione.

Un atto che si pone in una posizione terza rispetto ai suoi omologhi di maggioranza e opposizione, da me non condivisi perché, da una parte la risoluzione di maggioranza esprime troppa moderazione rispetto ad alcune criticità presenti in particolare nella missione in Libia, operazione Irini e sul futuro scenario di ridimensionamento in Afghanistan, d’altra parte l’atto delle opposizioni interpreta un ‘no’ che rischia di apparire ideologico, perché incapace di valorizzare le parti sane delle missioni, come ad esempio l’attività sanitaria svolta a Misurata. 

Il punto di equilibrio tra queste posizioni, che io ho voluto sottolineare anche con la mia risoluzione chiedendo formalmente alcuni impegni al governo (li troverete al termine dell’articolo), tiene conto degli sforzi delle donne e degli uomini impiegati sia come personale civile che militare nei contingenti all’estero. 

Il loro lavoro di supporto e accompagnamento alla pacificazione in vari scenari internazionali, è sana proiezione per l’immagine dell’intero Paese, nonostante la politica estera abbia dimostrato di non avere una netta visione, e di conseguenza di non possedere la giusta autorevolezza che servirebbe per non rimanere unicamente spettatori di fronte a quanto altri sposteranno all’interno del Mare Nostrum e nel più ampio quadro geopolitico.

Ecco gli impegni che ho chiesto al Governo nella mia risoluzione:

1) Nell’ambito della missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica, rivedere il Memorandum of Understanding al fine di consentire alle organizzazioni internazionali un effettivo monitoraggio delle condizioni nei centri di detenzione e di prevedere meccanismi di sollecitazione e incentivo alle autorità libiche, non solo di pieno rispetto dei diritti umani, ma anche di programmazione di attività di sostegno alla popolazione in vista della graduale bonifica sociale ed economica e di un percorso di ricostruzione del tessuto civico;

2) Sulla missione IRINI ho chiesto di insistere nelle sedi di elaborazione e verifica dell’attuazione delle decisioni PESC-PSDC per un’immediata revisione dei poteri degli equipaggi delle navi dedicate all’operazione IRINI, tale da consentire loro di espletare autonome attività ispettive e di sequestro di armi;

3) Quanto alla Missione Resolut Support l’impegno richiesto è per non ritirarsi finché le condizioni di pace, tenuta istituzionale e rispetto dei diritti umani non siano stabilizzate attraverso un accordo tra il governo afghano e i Talebani;

4) Infine, rispetto allo stretto di Hormuz ho chiesto di dar seguito alle dichiarazioni programmatiche rese dal Ministro della Difesa innanzi alle Commissioni riunite Difesa delle Camere (28 novembre 2019), continuando a verificare la praticabilità di un piano per un’ulteriore missione – pur non a guida italiana – nello stretto di Hormuz, recante le medesime finalità della missione TAKUBA (é un refuso, ovviamente intendevo il Golfo di Guinea).

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