In questi giorni avrei voluto scrivere tanto sulle mille contraddizioni che hanno caratterizzato questa campagna elettorale per le elezioni europee. Sono sincera: mi è passata la voglia. E le motivazioni sono tutte legate alla scarsa qualità della pletora di candidati (e non parlo di qualità personali, semmai dell’incapacità dei partiti di fare selezione! Come si può ad oggi parlare di candidati “indipendenti”, che significa? Anarchia sui fondamentali per strizzare l’occhio ad ogni tipo di elettorato? Ma ci credete davvero così stupidi?), all’abbassamento del livello di discussione e alla totale assenza dei temi che invece avrebbe dovuto caratterizzare il confronto. Oltre al fatto che continuo a chiedermi se esista qualcuno a cui questi discorsi possano interessare.

Poi ieri è stato mio figlio a pormi qualche domanda, perché sta preparando alcuni esami universitari e non era riuscito ad informarsi correttamente su chi votare. Per questo ho pensato di fare un compendio dei concetti fondamentali che spero lo aiutino, che spero offrano spunti di riflessione ai moltissimi giovani che oggi sono smarriti tanto quanto me.

Faccio qualche premessa.

Mancano ormai un paio di giorni a uno degli appuntamenti più importanti per tutti i cittadini europei, chiamati a rinnovare il parlamento con il proprio voto. Si tratta di un’importanza non retorica, ma legata al profondo cambio di paradigma che attende l’Europa per una serie di motivi che vanno dal rischio concreto di trovarci sotto attacco della Russia, al dotarsi degli strumenti economici e giuridici che consentano di affrontare con concretezza e in maniera efficace la transizione ecologica e digitale, garantendo anche la sostenibilità sociale di entrambe. Il rischio, come evidenziato qualche mese fa anche da Mario Draghi, é la marginalità sul piano commerciale e non mi sembra un aspetto di poco conto. L’Unione ha bisogno che emerga una forma di governo europeo effettivamente dotato di strumenti (risorse, poteri) negli ambiti in cui la dimensione del singolo stato membro non é più sufficiente. Per fare un esempio concreto, ricordiamo quanto la pandemia abbia scosso i nostri sistemi e la risposta comune ci abbia garantito l’accesso ai vaccini, spostamenti sicuri e, attraverso il debito comune, la risposta economica per dare slancio all’economia ovvero il PNRR.

Da qui a fine anno ci attendono una serie di passaggi importanti (le elezioni americane, a seconda del loro esito) che possono rendere questo percorso molto più arduo, se non addirittura mettere l’Unione in crisi profonda. Non si tratta di allarmismo, é una semplice constatazione che mi riporta alla mente il discorso di aprile tenuto alla Sorbona dal presidente francese Macron in cui ci sono tante verità, dette senza giri di parole, ma di questo parliamo.

Fatte queste necessarie premesse, veniamo alla nostra povera Italietta.. 

Abbiamo sulla scena alcuni partiti sovranisti che ragionano quasi esclusivamente per slogan, in cui l’adesione ad un gruppo di riferimento in Europa é rinviata dopo il voto (anche se un orientamento preferirei averlo prima, non a fiducia) e di cui conosciamo solo alcuni punti programmatici abbastanza generici, volutamente fumosi.

Ogni partito infatti, in base a orientamento e programmi, aderisce a una delle grandi famiglie europee, che al momento sono sette: Partito popolare europeo (Ppe); Socialisti & Democratici (S&D); Conservatori e riformisti europei (Ecr); Identità e democrazia (Id); Renew Europe; Green/Alleanza libera europea (Verdi/Ale), Sinistra al Parlamento europeo (GUE/NGL). Chi non fa parte di questi gruppi rientra nell’insieme dei Non iscritti.

Il Partito popolare europeo raduna le forze del centrodestra conservatrici, moderate e liberali. Scontata quindi l’adesione di Forza Italia di Berlusc…ops Antonio Tajani, leader debolissimo e insulso che punta ad aumentare i suoi numeri non assumendo alcuna iniziativa o posizione chiara e lasciando che gli altri alleati della maggioranza si distruggano da soli. 

Il secondo gruppo più numeroso é l’alleanza progressista di Socialisti e democratici (S&D) di cui farà nuovamente parte il partito di Elly Schlein. Anche questa volta è stata persa l’occasione di fare evolvere davvero il Partito Democratico, perché ad alcune candidature condivisibili sono stati affiancati degli “indipendenti” che esprimono già da ora una linea diametralmente opposta a quella ufficialmente dichiarata dal partito. Questo non stimola né la partecipazione né l’interessamento di coloro che sono stanchi di vedere riproposte le dinamiche classiche correntizie ad un livello molto più degradato di discussione.

Se riescono a superare la soglia di sbarramento, dovremmo rivedere in Renew Europe i candidati di Azione di Carlo Calenda e di Stati Uniti d’Europa di Emma Bonino e Matteo Renzi; invece ai Verdi Europei dovrebbero fare riferimento gli eletti di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) di Bonelli e Fratoianni.

Alla Lega va riconosciuta la coerenza di essersi caratterizzati da sempre dentro l’eurogruppo di Identità e Democrazia, una coalizione populista di destra, euroscettica, che strizza l’occhio a Putin, di cui fa parte anche il Ressemblement National della Le Pen e, fino a poche settimane fa, anche Alternative für Deutschland (AfD) espulso per le gravi considerazioni sulle SS. Dopo il voto potrebbe entrare in questo gruppo anche Fidesz, il partito ungherese di Viktor Orban, espulso nel 2021 dal Partito popolare europeo, ma che recentemente ha proposto un’alleanza “con le due donne che hanno in mano il futuro del campo sovranista”, ossia Meloni (Ecr) e Le Pen (Id). È necessario però fare un passo indietro perché occorre capire quanta parte della Lega è disposta a seguire Salvini e le sue imposizioni, magari riflettendo anche sul futuro ruolo dell’indipendente Vannacci che, appena poche ore fa, ha detto che andrà a Bruxelles per scatenare l’inferno (ultima di una lunga serie di dichiarazioni imbarazzanti che vanno dalle classi separate per i disabili ai riferimenti alla decima mas..).

Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni dovrebbe essere nella famiglia dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), di cui fanno parte anche i movimenti di destra Reconquête! del politico francese Éric Zemmour, lo spagnolo Vox di Santiago Abascal e il polacco Diritto e giustizia (Pis). Anche FdI potrebbe essere foriero di novità a seconda del risultato che verrà conseguito.

Il Movimento 5 Stelle deve fare i conti con l’eterna questione della collocazione della sua forza politica: Giuseppe Conte starebbe lavorando alla nascita di un nuovo gruppo parlamentare europeo, da creare con Sahra Wagenknech, uscita dal partito tedesco Linke. La leader si definisce una «conservatrice di sinistra», alla quale é precluso l’accesso nella famiglia dei socialisti e dei Verdi in primis perché considerata filo-Putin (aspetto che invece rinsalda l’asse con il M5S). Insomma, nel prossimo parlamento europeo potrebbero avvenire rimescolamenti imprevedibili e sorprendenti, grazie per l’appunto alla necessità congiunta di Wagenknecht e M5S di trovare un’affiliazione, necessaria per ottenere maggiori fondi e tutele regolamentari.

In conclusione, partecipare con il proprio voto sarà importante nonostante la proposta politica di ogni campo non sia particolarmente entusiasmante. Fatevi guidare da principi generali che un’indicazione possono darvela ed esprimete il vostro pensiero: volete maggiore coesione in Europa? Ritenete che sia giunto il momento di portare a compimento politico il processo iniziato ormai tanti anni fa da Altiero Spinelli? Chi non vuole inviare più supporto all’Ucraina vuole davvero la pace? E così via..

Siate critici, non cedete alle sirene dei social e di Tik Tok e partecipate!

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