Arriva in Aula il decreto Coronavirus, adottato con urgenza dal Governo e da oggi sottoposto al vaglio della Camera, per prevenire il contagio da Covid-19 e contenere i focolai esistenti.

Ed è proprio nell’opera di contenimento, nello specifico in relazione al divieto di accesso e allontanamento dai comuni interessati dal contagio del virus, ci si potrà avvalere delle Forze di polizia e anche delle Forze armate. Giusto ieri sera, in tempi record data l’emergenza a cui siamo chiamati a rispondere, la commissione Difesa della Camera ha espresso parere favorevole al decreto per le parti di sua competenza…Ebbene, al di là delle misure adottate nel decreto, io e alcuni colleghi abbiamo espresso la necessità di mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza dei nostri militari, affinchè siano adeguatamente informati e attrezzati. Nessuno quindi dovrà andare allo sbaraglio, sarà importante fornire agli uomini e alle donne impiegati con la qualifica di agenti di pubblica sicurezza – secondo una specifica richiesta della commissione Difesa – le dovute indicazioni e anche rassicurazioni affinché possano sentire di non essere stati lasciati soli di fronte all’emergenza. 

In questo alveo, poi, è anche importante che il Coronavirus non diventi una questione meramente politica, uno strumento per creare contrapposizioni tra parti. L’unità di tutte le forze politiche è necessaria per trasmettere tranquillità ai nostri militari impiegati nei controlli delle zone di accesso alle aree infette, dovremmo quindi tutti occuparci dei cittadini con responsabilità, non fomentando allarmismi, veicolando attraverso i nostri canali istituzionali le corrette informazioni e aiutare quanto più possibile a diffondere le giuste pratiche di contenimento e prevenzione.

In questi giorni stiamo assistendo agli effetti (negativi) della sovraesposizione mediatica propria dei nostri giorni. Non m’interessa in questo momento fare analisi fantasiose sulle motivazioni e gli obiettivi che si intende raggiungere con questi mezzi. Guardando intorno a me, vedo tanti cittadini impauriti e infarciti di false notizie. Eppure non sono lontani gli anni in cui altre influenze da nuovi virus si sono diffuse in Italia, provocando morti per complicazioni polmonari, senza che ciò implicasse una così imponente risposta emergenziale.

Voglio semplicemente ricordare, con parole tratte da documenti presenti sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, che la diffusione di virus dell’influenza “nuovi” per il genere umano è costante e le pandemie si verificano nella storia dell’uomo ad intervalli abbastanza regolari. Le pandemie sono eventi da non sottovalutare, ma è altrettanto certo che una volta innescato il contagio, è praticamente impossibile arrestarlo.

Questo cosa significa? Semplicemente che il vero problema non è il virus in sé, perchè di influenza da Coronavirus si guarisce. Tutte le misure messe in campo dal Governo fino ad oggi, in maniera più o meno stringente e più o meno discutibile, sono funzionali affinchè il Paese possa garantire a tutti i cittadini i servizi essenziali di sicurezza. Questo perchè la pandemia può provocare anche un’ondata di richieste di cure mediche e di ricoveri, che possono, sia pur temporaneamente, sovraccaricare e mandare in tilt i servizi sanitari. Alti livelli di assenteismo dal lavoro possono interrompere anche altri servizi essenziali, come i trasporti, le comunicazioni o il sistema giudiziario e di polizia.

È questo il vero problema!

Fin dal 2000 l’OMS aveva tuttavia messo in guardia tutte le nazioni indicando come molto probabile a breve l’insorgenza di un virus pandemico.

Non mi risulta però che ad oggi, soltanto vent’anni dopo, il Paese si sia dotato di una strategia integrata e intelligente, una pianificazione di come poter garantire il funzionamento delle attività dei settori pubblico, privato e, più in generale, della società civile durante una pandemia. Perchè ci sono anche importanti risvolti economici da non sottovalutare, magari non in chiave speculativa, perchè è pacifico che alcuni in queste ore si siano ulteriormente arricchiti.