14 indagati ieri mattina a Taranto per accuse a vario titolo, di frode e falsità in atti pubblici, nell’ambito di un’indagine sui servizi d’accoglienza.
Il capoluogo ionico, soprattutto in queste ultime settimane, è al centro della cronaca giudiziaria per fatti che, in vari ambiti, non sembrerebbero funzionali alla tutela dell’interesse pubblico.
Prima di accennare al caso delle ultime ore, voglio esprimere la mia gratitudine al lavoro svolto dagli inquirenti e dai loro bracci operativi, le Forze armate e dell’ordine.
L’ultimo evento che merita di sicuro accertamenti non fa altro che confermare la tesi che ho sempre sostenuto sull’argomento accoglienza a Taranto e, avallata in senso generale da una parte del percorso che stiamo facendo qui in Parlamento: le persone, a prescindere se interessate dalle tratte infami oppure esenti dai viaggi della speranza, non rappresentano né un dato da utilizzare per attaccare gli avversari politici né uno strumento per fare business.
Non voglio essere promotrice di politiche unicamente utili a infiammare posizioni considerate da qualcuno razziste oppure al contrario, scadere in un ottuso buonismo che si culla nella protesta contro la disumanità dell’uomo contro l’uomo. Auspico però che, non appena si faccia chiarezza su quest’ultimo caso di cronaca, tutti smettano di rincorrere facili slogan e che si entri, anche a Taranto, nel merito di un problema sociale reale e concreto, il quale merita soluzioni invece delle solite strumentalizzazioni.