“8.39 ora irachena del 12 novembre 2003, un boato e il cielo squarciato da una nuvola alta nera di fumo, nelle radio rimbalzano grida, urla poi la corsa folle verso la città e il silenzio terrificante la disperazione della ricerca, l’orrore e le tue forze si arrendono nella mente offuscata. 15 anni ma Noi non dimentichiamo mai”.
Una giornata un po’ amara quella di oggi, perché proprio oggi è la giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace.
Ho voluto aprire questo mio breve intervento sul blog con il virgolettato del ricordo di chi quindici anni fa a Nassiriya c’era. La narrazione è infatti tratta da un post pubblicato questa mattina sulla sua pagina personale dal colonnello Scalas, che nel 2003 ebbe l’ingrato compito di raccontare alla stampa mondiale cosa successe a Nassiriya in qualità di addetto stampa dell’Esercito.
Alla commemorazione di questa mattina era presente il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che insieme a molte autorità civili e militari ha partecipato alla Santa messa celebrata nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli al Campidoglio in suffragio di tutti i “Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace.
Vi lascio con il messaggio del Ministro e insieme alle sue parole cerchiamo di rivivere il ricordo di quel tragico evento, per non dimenticare:
“Oggi è il momento del ricordo e del dolore, oggi siamo qui per dire ai nostri Caduti che non li abbiamo dimenticati, per dire che il loro sacrificio non è stato vano ma soprattutto per dire che non abbiamo dimenticato il motivo per cui hanno pagato un prezzo così alto. Siamo qui perché vogliamo dire che la loro memoria non appartiene solo alle Forze armate, né alle Istituzioni né a una parte politica ma è patrimonio prezioso e indivisibile dell’intera collettività.
Al fianco e insieme ai Caduti militari ricordiamo commossamente anche numerosi altri italiani che hanno contribuito alla costruzione della pace e che hanno sostenuto gli sforzi delle nostre missioni in qualità e nel ruolo di operatori di organizzazioni internazionali, volontari, lavoratori di agenzie private, rappresentanti del mondo dell’informazione. Non esistono e non dovranno mai esistere vittime di serie A e di serie B. Dobbiamo essere tutti uniti nel sogno di un mondo sempre più integrato socialmente e culturalmente, sulla via della stabilità e del progresso.
Oggi a tutti loro esprimo la gratitudine di tutti gli italiani. Ed esprimiamo la nostra gratitudine anche nei confronti dei tanti, feriti durante le missioni, che portano su di loro i segni indelebili di quei momenti. Se saremo in grado di portare avanti questo lavoro quotidiano di costruttori di un presente di libertà, prosperità e pace potremo dire di aver reso il nostro omaggio migliore ai nostri Caduti.
Se saremo in grado attingere dall’esempio dei nostri Caduti per costruire un mondo migliore in cui far crescere i nostri figli, allora potremo dire di aver dato un senso al loro sacrificio”.