Il Trattato del Quirinale è stato oggi al centro del quarto incontro organizzato dal Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI) sull’accordo di cooperazione bilaterale rafforzato tra Italia e Francia.
Ringrazio il direttore del Centro, il dott. Frigeri, per avermi invitata a partecipare come relatrice insieme all’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset, il Rettore della LUMSA, prof. Francesco Bonini, il Direttore dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Massimo Bray e altri eminenti personalità. Qui il programma completo.
Di seguito il testo del mio intervento, tenuto conto che il webinar odierno verteva sulle relazioni culturali tra Italia e Francia.
“La promozione degli scambi culturali tra l’Italia e la Francia, così come è previsto all’articolo 9 del Trattato del Quirinale, si avvale – rafforzandoli – degli strumenti già previsti in ambito europeo.
Sappiamo ad esempio che la Commissione ha elaborato per il periodo 2019-2027 una “Strategia per la Gioventù” che si muove lungo tre direttrici: mobilitare, collegare e responsabilizzare.
Le tre azioni le troviamo declinate anche nel Trattato del Quirinale, perché in Europa, come nei contesti sociali italiano e francese, le giovani generazioni hanno innanzitutto bisogno di sviluppare una forte comprensione interculturale, capace di instradarli verso una reale partecipazione alla vita democratica, che sia aperta e condivisa, per fare in modo – infine – che le loro idee e proposte possano costruire una nuova massa critica. La quale al contempo deve protendere al benessere collettivo praticando la tolleranza. In estrema sintesi, la massa critica di cui parlo è il contributo che i giovani europei, italiani e francesi, devono essere in grado di dare ai grandi temi del futuro, in testa il cambiamento climatico, che ad esempio ha tenuto banco anche all’ultimo vertice Nato della fine di giugno, quando il segretario generale dell’Alleanza Stoltenberg ha detto che la Nato taglierà le emissioni inquinanti legate alle sue operazioni civili e militari del 45% entro il 2030, in modo da diventare climaticamente neutrale entro il 2050.
In ambito europeo con la Conferenza sul futuro dell’Unione, e in maniera circoscritta nel rapporto bilaterale Italia-Francia del Trattato del Quirinale, i giovani possono effettivamente concorrere alla crescita globale, rimanendo coerenti e rispettosi delle reciproche culture.
E proprio data l’estrema importanza del percorso di conoscenza tra culture, che esso non può prescindere dalla preliminare individuazione dei comuni valori.
Un lavoro che se ridotto al rapporto tra Italia e Francia, potrebbe rivelarsi alquanto semplice dato l’essenziale valore della libertà che lega i due Paesi nel comune spazio di diritti, accoglienza, pace e sicurezza che è l’Unione europea. Ma per essere ancora più chiara, prendo in prestito un passaggio tratto dall’intervento che il Presidente della Repubblica italiano Sergio Mattarella ha tenuto all’Università Sorbona di Parigi a luglio dell’anno scorso. In omaggio a una delle istituzioni accademiche più antiche e importanti d’Europa, quale la Sorbona, che è bene ricordarlo – anche grazie alla ricchezza degli scambi intellettuali di cui gode – ha contribuito allo sviluppo delle idee e dei concetti che sono alla base dell’odierna società europea, ha parlato di “un modo di essere e di pensare nel quale la persona è posta al centro di una fitta rete di diritti e tutele che garantiscono il suo libero esprimersi, il suo svilupparsi come singolo e come comunità”. È questo in definitiva l’obiettivo principale della cultura, intesa come strumento risolutivo alle sfide globali che rischiano di mettere sotto pressione la democrazia e i valori che ho citato prima.
E visto che – come è già stato detto – il Trattato del Quirinale è un progetto capace di trasmettere nuova energia all’interno del percorso europeo, dobbiamo continuare ad allenare la nostra consapevolezza collettiva tramite la promozione del dialogo, della connessione valoriale e culturale e infine dell’unità.
Del resto quello che stiamo costruendo in Europa – spinti dall’emergenza della guerra – è il frutto di una volontà comune che deve essere in grado sin da ora di indicare un progetto solidale, di fiducia reciproca e anche di difesa.
Ed ecco quindi che il tema della valorizzazione dei giovani e delle idee non può più porre resistenza all’influenza delle differenze culturali, che si assottigliano sempre più anche grazie a iniziative come il servizio civile Italo francese, la ricerca e la formazione condivise e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale e materiale.
Su quest’ultimo punto si sono espressi ottimamente i Ministri della cultura della regione euro-mediterranea, che a giugno si sono riuniti a Napoli. Tra i principi presenti nelle dichiarazioni finali si legge: “La protezione e la valorizzazione dell’inestimabile cultura e patrimonio culturale, materiale e immateriale, della regione Euro-Mediterranea da catastrofi, conflitti, crisi e cambiamenti climatici, costituiscono una sfida e un appello imperativo, a cui dobbiamo rispondere insieme per il bene comune. La distruzione del patrimonio culturale ha un profondo impatto sulle società e sui loro individui e comunità, interrompendo la trasmissione di conoscenza fra le generazioni e indebolendo le basi per la pace e il dialogo”.
Lo scambio culturale e la cooperazione in materia svolgono quindi un ruolo chiave, sia per il mantenimento dell’assetto democratico e inclusivo delle nostre società, sia per il rafforzamento dei contesti territoriali in transizione.
In conclusione poi, con lo scopo di fornire qualche aggiornamento sul piano attuativo del Trattato, posso dire che sono già in corso a livello amministrativo le consultazioni tra il nostro ministero degli Esteri insieme alle altre amministrazioni pubbliche italiane e le controparti francesi per dare attuazione ai numerosi impegni di cooperazione bilaterale previsti dall’Accordo e dal programma di lavoro, che dettano una vasta gamma di adempimenti, dall’organizzazione dei vertici intergovernativi alla creazione di un apposito comitato di cooperazione transfrontaliera”.