Di seguito il mio “messaggio in bottiglia” pubblicato da infosec.news per riflettere sulla posizione nevralgica che dovrebbe ricoprire l’Italia nel Mediterraneo.

“Non sono così sicura che l’Italia, nel corso degli accordi che il Governo sta siglando tra Africa e mondo arabo, stia effettivamente dimostrando una ferma consapevolezza della sua posizione centrale e nevralgica nel Mediterraneo. Sono invece portata a credere che le mosse dell’esecutivo, che mirano all’obiettivo della tanto agognata indipendenza energetica da Mosca, facciano ancora parte di un disegno dai contorni incerti; penso insomma che alla base non vi sia un progetto strutturato in grado di andare al di là del momento d’emergenza. 

C’è quasi un atteggiamento impulsivo in queste trattative, non stiamo utilizzando il momento di crisi per proporre un modello cosciente che si fondi sulla nostra cultura mediterranea, che avremmo già dovuto sentire nostra e, in quanto tale, promuoverla nelle sedi internazionali, Europa e Nato in testa. 

La nostra centralità mediterranea vive nel passato ed è incapace di proporsi in una visione futura far-sighted che convinca gli alleati europei e atlantici non solo del nostro protagonismo in quell’area del mondo, innanzitutto come stabilizzatori e non come predatori o colonialisti, ma anche dell’antagonismo che il Paese potrebbe dimostrare in campo energetico, divenendo hub del Mediterraneo, in contrapposizione leale con altre aree europee. L’ignavia manifestata dall’Italia rispetto al vantaggio competitivo che otterrebbe dal Mediterraneo, se solo mettesse a sistema quello che sta ora randomizzando, si palesa quando prima di tutto l’interessato, ossia noi, non comprendiamo quanto siamo effettivamente ponte tra Nord e Sud del mondo. Questo concetto lo hanno espresso bene i colleghi del Copasir che, nella relazione sulle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina nell’ambito della sicurezza energetica, affermano: l’Africa può costituire un’alternativa tanto per l’Europa – che tornerebbe a riconoscere nel Mediterraneo un quadrante strategico per il proprio benessere – quanto per l’Italia che per vocazione, tradizione, storia e collocazione geografica rappresenta un ponte naturale tra Nord e Sud.

A livello di opinione pubblica, complice il conflitto in Ucraina ma anche la pandemia da Covid-19, il baricentro sembra ad oggi essere troppo sbilanciato verso Nord, quasi si fosse perso di vista il quadro complessivo. La guerra non è solo in Europa, è anche alle sue porte: pensiamo ad esempio alle tensioni crescenti nel Mediterraneo, dal Libano alla Tunisia, diventate multidimensionali per l’influenza di soggetti esterni. Per questo infatti tendiamo ormai a ragionare in un’ottica di Mediterraneo allargato che, sia dal punto di vista sociale che economico, è una frontiera caratterizzata da instabilità e repentina mutevolezza.

L’indicazione che ne deriva deve richiamare l’Italia alle sue responsabilità, ossia a vestire il ruolo di guida. Il Paese del resto è così disposto naturalmente, a livello geografico e a livello culturale, come una colonna portante tra Europa, Africa (in particolare l’area settentrionale) e il Medio Oriente. La politica nazionale, lo sguardo italiano verso i temi di politica estera, non possono più permettersi di essere deboli o incerti, bloccando la nostra naturale propensione”.