Quello che stiamo vivendo a livello politico è un momento eccezionale. Non è la solita crisi di governo a cui abbiamo assistito per ben due volte nel corso di questa singolare legislatura. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non è una figura politica, non è una personalità scelta all’interno di una compagine che dopo essersi distinta a livello elettorale ha indicato il capo dell’esecutivo che meglio si sposa con il concetto democratico di rappresentanza. Proprio per questo motivo, rischiamo davvero la fine anticipata di questa legislatura: Mario Draghi non ha alcun interesse politico, le sue azioni e il suo operato sono slegati dal consenso e dalla promozione del sè e del gruppo di appartenenza. Draghi ha sempre agito nell’interesse del Paese, cercando di trovare il giusto compromesso in mezzo alle tante anime che caratterizzano la sua ampia maggioranza. Voglio essere ancora più chiara, Draghi ha accettato di formare il terzo governo della legislatura per un atto di responsabilità civile, perché il Paese non avrebbe potuto permettersi ulteriori attese, già in essere a causa delle tensioni e delle incertezze politiche innescate sempre per gli stessi motivi, ragioni che nulla hanno a che fare con la sana competizione tra gruppi politici, la dialettica tra essi, il confronto…
Non mi stupirei quindi se Draghi dovesse scegliere di non rientrare nella bolgia della maggioranza che lo appoggia, o che perlomeno in queste ore – a suon di dichiarazioni – si dice pronta a riconfermargli la fiducia. In pieno PNRR, crisi sociale, sanitaria ed economica, rischiamo un forte rallentamento, un rimescolamento delle carte che potrebbe farci perdere qualche passaggio importante.
Sono delusa, sebbene tutti in Parlamento fossimo consapevoli che dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, l’azione politica si sarebbe potuta concentrare sui vari cambi di strategia utili alla campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. Eppure proprio il Presidente Mattarella, nel suo discorso alle Camere in occasione del suo insediamento, disse chiaramente che “è ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte la nostra Patria, ben oltre le difficoltà del momento”.
Un messaggio di cui difficilmente i partiti presenti in Parlamento, quale “luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo emerge dalla società civile” – sempre per dirla con Mattarella – hanno colto il valore e l’essenza.
Le prossime ore saranno cruciali, i partiti dovranno fare i loro calcoli in base alle esigenze di coloro che rappresentano, ossia i cittadini, mentre Draghi dovrebbe e potrebbe trarre ulteriore forza per continuare proprio dagli attestati di stima, fiducia e solidarietà che in queste ore provengono da tutto il mondo.