Ho espresso voto contrario al parere dato in commissione Difesa sulle parti di nostra competenza contenute nel dl Rilancio.
Il mio dissenso si basa su una linea di coerenza, non avendo ricevuto riscontri soddisfacenti ai dubbi sollevati in merito alle disposizioni che consentono a Difesa servizi di concedere in uso temporaneo gli immobili a destinazione industriale logistica con convenzioni o accordi non meglio esplicitati.
Prima di arrivare al voto in dissenso in quarta commissione, ho cercato nei giorni precedenti – anche attraverso la presentazione di un emendamento soppressivo dei commi 2 e 3 del 211, e oggi presentando una mia versione di parere alternativo – di intavolare un confronto plurale sulla necessità non solo di rivedere alcuni termini dell’articolo 211, ma anche di approfondire la discussione ed eventualmente rimandare la norma in un altro contesto legislativo.
Uno sforzo che non è stato compreso, ahimè anche a causa dell’atteggiamento passivo di alcuni colleghi e dei cambi repentini di strategia da parte di altri. Sono convinta che il mantenimento delle disposizioni del 211, sia così come sono previste nella loro versione originale che alla luce delle osservazioni presenti nel parere votato oggi, aprirebbe a scenari discutibili in termini di sicurezza nazionale, oltre a rappresentare uno svilimento del ruolo parlamentare nel merito dell’iter di discussione.
Il tema della valorizzazione e della razionalizzazione dei beni Difesa è molto delicato, perché trattasi di beni pubblici che devono mantenere una primaria destinazione volta al soddisfacimento di esigenze pubbliche e non di profitto. La progettualità e l’ambizione di servire finalità della collettività non devono assolutamente venire meno. Sin dalla prima visione dell’articolo 211 ho avuto la sensazione di trovarmi davanti alla litania della messa a reddito che, all’atto pratico, finisce per rispondere a logiche di corto respiro, premiando una ristretta cerchia di interessi legati al mero interesso economico.