È stato approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto Dignità, ossia lo strumento attraverso il quale il governo del cambiamento ha iniziato a smantellare il cosiddetto Jobs Act, targato Pd, che ha distrutto il mondo del lavoro relegando l’articolo 4 della Costituzione ai margini.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha definito il decreto la ‘Waterloo del precariato’, una definizione d’impatto per trasferire la grande portata del cambiamento che sta per avvenire per il lavoro in Italia!
Ma quali sono i temi che vengono affrontati dal decreto legge Dignità? Prima di tutto i contratti a termine, anche di somministrazione, i licenziamenti ingiustificati, le delocalizzazioni, il divieto della pubblicità del gioco d’azzardo e misure per la semplificazione fiscale. È necessaria però una premessa: il Governo continuerà a lavorare per cercare di favorire le assunzioni stabili, il decreto rappresenta un segnale forte per contrastare il precariato e tutelare le giovani generazioni. Il secondo step da affrontare e risolvere sarà ovviamente quello di favorire le assunzioni stabili e contestualmente abbassare il costo del lavoro per gli imprenditori.
Per troppo tempo alcune imprese hanno considerato i lavoratori come oggetti, da usare e poi buttare quando non facevano più comodo, abusando ripetutamente dei contratti a termine e lasciando le famiglie nell’insicurezza sul loro futuro. Il lavoro precario influisce direttamente e negativamente non solo sulla vita privata delle persone, ma anche sull’economia del Paese. Per questo è stata dichiarata guerra al precariato, ormai i contratti a termine hanno vita breve, senza una giusta causa infatti non potranno avere una durata superiore a 12 mesi, rispetto ai 36 mesi previsti dalla precedente normativa.
Dopo i 12 mesi, il contratto a termine si può rinnovare soltanto per un massimo di ulteriori 12 mesi, ma con l’obbligo di indicare la causale. La durata massima in presenza quindi di una giusta causa non può essere superiore a 24 mesi. Una tutela che abbiamo voluto estendere anche ai lavoratori interinali, in particolare viene introdotta per questa tipologia contrattuale il vincolo della causale e la normativa prevista per i rinnovi e per le proroghe. Inoltre il termine per impugnare il contratto, attualmente di 120 giorni, viene esteso fino a 180 giorni. L’obiettivo è rendere sempre più costoso il ricorso al contratto a termine.
Con il decreto Dignità inoltre diciamo basta ai licenziamenti selvaggi, il provvedimento varato dal CdM prevede infatti un aumento del 50% dell’indennizzo per i lavoratori ingiustamente licenziati, ossia, dagli attuali 4 mensilità si passa ad un minimo di 6. In caso di licenziamento ingiustificato l’indennizzo per il lavoratore può arrivare fino a 36 mensilità. In poche parole, più tutele per i lavoratori senza penalizzare gli imprenditori onesti.
Capitolo delocalizzazioni verso una globalizzazione che sia intelligente. Chi sfrutta lo Stato, prendendo soldi pubblici e delocalizzando in Europa, deve restituire tutto fino all’ultimo centesimo, più gli interessi. Per chi delocalizza fuori dall’Unione europea, scattano anche le sanzioni fino a 4 volte l’importo ricevuto. Chi licenzia entro 5 anni da quando ha ricevuto un finanziamento pubblico, lo deve restituire o tutto o in parte.
Il decreto mira inoltre a contrastare il grave fenomeno della ludopatia, vietando la pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro. Questo perché l’Italia è il paese europeo dove si ‘azzarda’ di più, e il quarto al Mondo. Un record di sicuro negativo che va debellato attraverso lo stop alla pubblicità e alle sponsorizzazioni del gioco d’azzardo su qualunque mezzo (stampa, televisione, radio, internet). La misura prevede anche delle sanzioni pecuniarie consistenti che non possono essere inferiori in ogni caso a 50 mila euro per ogni violazione commessa e del 5% del valore della sponsorizzazione.
Ma non finisce qui perché le lobby del settore volevano che i contratti in essere valessero fino alla scadenza. Ci siamo accorti che alcuni di questi, legati alle concessioni, potevano avere una durata fino a 9 anni. Così al termine di un braccio di ferro abbiamo ottenuto una ulteriore restrizione: il periodo transitorio, per chi ha già contratti in essere firmati prima dell’emanazione del dl Dignità, durerà al massimo fino al 30 giugno 2019.
Verranno finalmente introdotte misure in materia di semplificazione fiscale, attraverso la revisione dell’istituto del cosiddetto ‘redditometro’ in chiave di contrasto all’economia sommersa, il rinvio della prossima scadenza per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (cosiddetto ‘spesometro’), nonché l’abolizione dello split payment sull’Iva solo per i professionisti, quindi nel dettaglio per le prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni dai professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto.