VOGLIO FARE UNA RIFLESSIONE CON VOI E ANCHE SPIEGARE LA COMPETENZA DELLA COMMISSIONE DIFESA IN MATERIA DI VIOLENZA SESSUALE E DOMESTICA NEI CONFRONTI SPECIALMENTE DELLE DONNE.

Il tema è il Codice Rosso che con molta probabilità domani arriverà nell’Aula della Camera per essere discusso e votato dall’Assemblea. Poco fa – la sottoscritta in qualità di relatrice – la IV commissione Camera ha espresso sul disegno di legge parere favorevole.

Voi direte cosa c’entra la Difesa con i temi trattati nel ddl, che in concreto si propone di rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti (ossia violenza sessuale e domestica)?

Il provvedimento consta di 5 articoli, tra tutti il quarto è quello che maggiormente ci ha interessato per pertinenza.
Con esso infatti si prevede l’attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e della Polizia penitenziaria che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere o che interviene nel trattamento penitenziario delle persone condannate per reati di violenza domestica e di genere.

QUALCHE DETTAGLIO…
I corsi dovranno essere attivati dagli istituti di formazione dei diversi Corpi (entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge) sulla base di contenuti omogenei che dovranno essere individuati con decreto del Presidente del Consiglio, di concerto con i ministri per la Pubblica amministrazione, dell’Interno, della Giustizia e della Difesa.
UN DATO DA SOTTOLINEARE È CHE la frequenza dei corsi è obbligatoria!

TERMINATA LA PARTE DELLE INFORMAZIONI DI MERITO MI SPINGO IN UNA DIGRESSIONE CHE SPERO APPREZZERETE…

Testa e cuore aperti…
Partiamo da un dato: circa il 90% delle donne vittime di violenza non denuncia, quindi c’è un sommerso rispetto all’universo del maltrattamento in famiglia davvero notevole.

Un giovanissimo Freud, a cavallo della Prima guerra mondiale, inizia ad occuparsi di trauma e focalizza la sua attenzione sugli isterici. Nota che queste persone hanno tantissima difficoltà a raccontare. Freud si rende conto che il trauma non va ad intaccare soltanto la nostra personalità nella parte inconscia, va a risiedere in una zona ancora più antica.
Quando questo trauma così interno non viene ascoltato cosa succede? Freud lo vede sul campo: alcuni tra i soldati superstiti impazzivano perché non erano messi nella condizione di raccontare il loro trauma, non c’era interesse per il racconto, si blocca di fatto quella che viene definita una urgenza narrativa.

Servono orecchie per ascoltare quello che possiamo definire un conato emotivo, ascoltare questi racconti è molto duro ed è quindi fondamentale essere preparati, formati a essere disposti all’ascolto. Questo è il primo passo che porta verso l’autonomia della donna!

Le donne hanno difficoltà a denunciare e raccontare, difficoltà che viene fuori quando gli operatori che sono il primo contatto di queste donne, molto spesso si trovano davanti a situazioni davvero molto dedicate.
In questo, un grosso sforzo è stato già fatto: fino a qualche anno fa la mentalità maschilista faceva rientrare la violenza domestica nell’ordine quasi naturale delle cose. Con il tempo la sensibilità degli operatori è via via aumentata, anche per l’aumento della presenza delle donne nelle Forze dell’ordine. Bisogna riconoscere che quanto fatto fino ad oggi è frutto di un impegno volontario e individuale di ogni operatore.

Tuttavia ancora oggi il ‘bollettino di guerra’ si arricchisce quasi quotidianamente di vittime.

Servono gli strumenti operativi per cambiare le cose, così come deve crescere la specializzazione degli operatori; ed è quanto stiamo facendo con questo disegno di legge e su cui con piacere ho annunciato parere favorevole e per cui auspico che ci sia da parte dei colleghi la maggior condivisione possibile!

ANDIAMO AVANTI!!