Nuove mosse agitano lo scacchiere della crisi ucraina, in particolare la scelta di Mosca di allargare il fronte delle esercitazioni militari rafforzando la sua presenza ai confini europei in territorio bielorusso (due giorni fa), proprio a ridosso della Polonia. Come era prevedibile, e come se non bastasse, la provocazione di Putin ha generato la reazione degli Stati Uniti e ieri Biden, oltre a dire di aspettarsi «una mossa imminente», ha assicurato una risposta immediata nel caso di aggressione, tale da generare un «costo molto alto, anche in vite umane», per la Russia.Nonostante il successivo (e forse tardivo) intervento del suo staff – che ha cercato di mitigare le esternazioni del presidente – quelle di Biden non sono parole campate in aria.
Gli aiuti americani a Kiev aumentano, come anche il sostegno militare e politico. Lo ha confermato ieri lo stesso Blinken, che sta lavorando per scongiurare un’escalation, ma al contempo ha chiesto all’Ucraina e all’Europa di tenere alta la guardia (oggi, tra l’altro, il segretario di Stato sarà a Berlino e terrà un discorso sulla crisi al termine di un incontro con gli alleati europei).
Eppure, anche un quadro a tinte fosche come quello appena descritto può rivelarsi un’opportunità e nonostante la tensione continui a crescere, credo fermamente che lo stallo attuale (non è dato sapere quanto durerà) offra lo spazio necessario affinché l’Europa prenda una posizione unanime e parli finalmente con una sola voce rafforzando il proprio ruolo. Si è fatto un gran parlare di dimensione esterna e ritengo che questa, oltre ad essere una sfida decisiva, sia anche un’occasione irripetibile per testare la consistenza di questa Unione e misurare finalmente quanto ogni singolo Stato è disposto a cedere in termini di interessi geopolitici e a favore di un beneficio comune.