A distanza di secoli il viaggio di Dante continua e ci rivela, ancora oggi, interpretazioni e letture sempre nuove della sua opera. Fu lui a dare dignità al terreno primario e comune di una nazione, la lingua.
Una scelta rischiosa e rivoluzionaria quella di scrivere la Commedia in volgare, perseguendo l’intento di arrivare al maggior numero di lettori possibile. Dante si fece interprete e alimentò la coscienza nazionale, deplorandone le divisioni interne e nutrendo la speranza che un giorno tutte le città d’Italia sarebbero vissute nella pace costruttiva, e tutte le nazioni d’Europa avrebbero cooperato alla conoscenza e alla virtù.
Di Dante scelgo oggi di celebrare la preveggenza, perchè non possiamo accontentarci, ad esempio, di un’epoca che tutto mercifica e, nella fattispecie, di un’Europa schiava dello spread. Ravviviamo il sogno dantesco di un’Europa unita sovranazionalmente, che però contiene e onora le sue singolarità, non fondata sul mito dell’accumulo del capitale, ma su un principio spirituale e politico, ben distinti ma anche collaboranti.
In questo senso va letta la proposta di René de Ceccatty di istituire anche in altri Paesi la sua giornata celebrativa. Per il saggista «Dante rappresenta molto più di un ricordo scolastico, ha un’importanza per la lingua italiana ma anche per l’identità europea. Ecco perché sarebbe auspicabile un Dantedì che si estenda anche oltre i confini italiani, perché Dante ha un respiro ampio, incarna l’intera cultura latina e la cultura cattolica ma in una prospettiva critica: dunque è utile riflettere sulla sua opera ma anche sul ruolo che ha avuto nella storia politica».
A valle di queste riflessioni, in tempi di distanze sociali, celebrate questa giornata seguendo le manifestazioni digitali, magari iniziando con un click QUI: gli hashtag ufficiali dell’iniziativa sono #Dantedì #IoleggoDante