Quando qualche mese fa decisi di far parte dell’intergruppo Italia – Francia nutrivo la speranza, oggi rinvigorita, delle ricadute effettive del lavoro che saremmo andati a svolgere in termini di diplomazia parlamentare. Parlo di un confronto che potrebbe sostanziarsi in appositi forum organizzati in concomitanza di appuntamenti ufficiali che vedono protagonisti i nostri Paesi, sulla base dei temi in agenda.
Le sfide internazionali di fronte a noi, le tante turbolenze che scuotono Medio Oriente, Mediterraneo e regione subsahariana richiedono la responsabilità di agire insieme per la pace, la stabilità e la sicurezza. Per queste ragioni, oltre che per i cambiamenti climatici e l’avanzare della desertificazione, occorre pervenire ad una visione comune che non rincorra l’emergenza ma che gestisca in maniera efficace questa “odissea”, tenendo sempre a bada intolleranza, razzismo, antisemitismo.
Impegni comuni che possono essere affrontati dai nostri Paesi grazie a un rinnovato patrimonio di relazioni bilaterali, magari ampliando ulteriormente lo sguardo ai campi della cultura e della formazione.
Ricordare tutto questo non significa certo ignorare divergenze o attriti. Gli interessi nazionali esistono e ciascuno legittimamente ritiene di affermarli. Ma nessuno può negare che le ragioni per agire insieme sono nettamente superiori alle divergenze. E peraltro nello scenario globale nessuna nazione può affermare i propri interessi da sola, senza il beneficio della cooperazione, del dialogo, ma soprattutto senza il senso di comunità.
Quella che abbiamo dimostrato di essere, seppur in una piccola delegazione, qualche giorno fa all’incontro tra i rappresentanti dell’intergruppo di amicizia Italia – Francia di cui faccio parte, e i senatori francesi, tra cui il presidente dell’omologo gruppo Sen. Hervé Marseille, insieme ai rappresentanti diplomatici, e l’ambasciatore francese in Italia, M. Masset.